Formazione: il mio metodo di insegnamento

Quando ho iniziato a occuparmi di formazione è successo tutto un po’ per caso.

La mia prima docenza nel lontano 2010 mi venne proposta sulla fiducia. L’azienda mi conosceva (allora) come giornalista e mi venne offerto di tenere delle lezioni di ufficio stampa. Non avevo alcun tipo di esperienza nell’insegnamento e, onestamente, non mi sentivo affatto tagliato per farlo. La persona che mi fece la proposta però, evidentemente, ci vedeva più lungo di me.

Accettata la sfida, il mio primo pensiero è stato quello di non avere un metodo di insegnamento.

Non ho fatto le magistrali (all’epoca si chiamavano così), all’università ho studiato comunicazione e informatica… Non sapevo da che parte cominciare.

Allora ho iniziato a riflettere su tutti i professori e docenti che avevo conosciuto e ho iniziato ad analizzare il loro metodo di insegnamento e quali fossero i punti in comune tra quelli che reputavo i migliori.

Le caratteristiche del loro metodo erano queste:

  • Senza slide: nessuno dei docenti che mi hanno cambiato la vita ha mai proiettato slide. Solo qualche schema quando necessario. Quando lo dico a un nuvo cliente o a una nuova aula mi guardano sempre in modo strano, ma poi si ricredono. Voce, schemi, appunti, pratica: non serve altro.
  • Approccio pratico: a ogni concetto teorico corrispondeva un’applicazione pratica.
  • Interazione: Non c’è modo migliore di far comprendere un concetto che il portare lo studente a elaborarlo autonomamente.
  • Narrazione: i concetti, anche i più tecnici, possono essere narrati. L’esemplificazione, la trasposizione figurata e lo storytelling sono strumenti efficaci per far comprendere nozioni complesse anche a chi non ha un background inerente
  • Comprensione: Ogni studente è diverso e in ogni aula ci sono enormi differenze. Bisogna comprendere chi si ha davanti e modellare la lezione per loro.
  • Intrattenimento: apprendere può essere divertente e una lezione stimolante mantiene alto il livello di attenzione, anche dopo molte ore. Se io a 5 anni guardavo per ore Piero Angela vuol dire che tutto è possibile.
  • Passione: deve piacerti quello che insegni. Insegnare può voler dire cambiare la vita di una persona. Non è una responsabilità da poco, ma quando succede la gratificazione che ti possono dare le parole di uno studente è semplicemente impagabile.
  • Divertirsi: sì, divertirsi. Io quando insegno mi diverto e non ho paura di ammetterlo. Mi diverto a confrontarmi con i miei studenti, a sentire le loro storie e a dargli nuove prospettive. Non c’è docente migliore di uno che ami ciò che fa e ciò che insegna.

Da questi stessi punti, imparando poi a mia volta da professionisti, ho elaborato il mio metodo personale. Può non essere canonico, sicuramente non è accademico ma è sicuramente efficace.

Se ti sei anche incuriosito puoi sempre prenotare una prima consulenza gratuita e sperimentare in prima persona.